di Emanuele Catone e Antonella Freda

Il Monumento ai caduti di Buccino

Il monumento ai caduti di Buccino, realizzato in marmo bianco dall’architetto Andrea Remedi di Massa Carrara, raffigura sul piedistallo un fante che, stringendo al petto la bandiera della patria, impugna nella mano destra un gladio proteso perso l’alto1.

Il progetto del monumento redatto dall’architetto Remedi (foto archivio Giuseppe Arduino)

Collocato in una piccola aiuola recintata, posta nello slargo antistante il Municipio (già Largo S. Antonio oggi Piazza Municipio), sui quattro lati del basamento furono collocate le lapidi contenenti i nomi dei 119 caduti buccinesi della Grande Guerra, divisi per anno, mentre sulla facciata centrale del monumento fu incisa un’iscrizione commemorativa, composta dal prof. don Antonio Grieco, che recita:

QUI NEL SORRISO, DELLA GLORIA / DOPO LA GRANDE GUERRA 1915-18 / I NOSTRI MORTI RIVIVONO / ADDITANDO AGLI IMMEMORI LA PATRIA / ED A TUTTI UNICA LEGGE / IL DOVERE / 31-7-1921

L’iscrizione dedicatoria del monumento di Buccino


Alla destra e sinistra del monumento furono poi poste due bombarde (preda bellica) offerte dal Ministero della Guerra e giunte da Taranto, le quali furono alloggiate su quattro cavalletti in ferro costruiti allo scopo dal fabbro buccinese Giulio Del Chierico. 2
Ridedicato successivamente ai caduti della seconda guerra mondiale, alle spalle del monumento furono poi aggiunte allo scopo altre due lapidi recanti i nomi dei 43 buccinesi caduti in guerra tra il 1935 ed il 1945.
L’iniziativa della sua realizzazione si dovette al sindaco cav. Giuseppe Verderese, che, affiancato da un “Comitato pro monumento ai soldati del Comune caduti in guerra” nel maggio 1919 promosse allo scopo una sottoscrizione pubblica. Nell’agosto 1921 il Consiglio Comunale concesse unanimamente l’uso gratuito dello spazio individuato per il monumento e il monumento fu inaugurato l’8 giugno 1924 alla presenza delle autorità civili e militari. Lo storico locale Ernesto Grieco riferisce che furono presenti: «S. E. il Generale Conte Boffa di Perrero in rappresentanza di S. M. Vittorio Emanuele III, [… il] Generale Comandante la Divisione Militare Masci, [… il] Sottoprefetto di Campagna Conte Di Castro, [… il] cav. avv. Guido Vestuti presidente della Federazione Provinciale Mutilati di guerra, [… e] moltissime altre autorità provinciali e locali». Ancora da Grieco sappiamo che «il colonnello Vaccari, Commissario straordinario del comune di Buccino, porse il saluto della popolazione ai convenuti esaltando il patriottismo buccinese; parlò poi l’oratore ufficiale avv. Guido Vestuti che esaltò il sacrificio degli eroi caduti e per ognuno di essi ricordò le gesta, ne esaltò il valore»; il monumento ricevette quindi la benedizione del sacerdote buccinese don Nicola D’Acunto, che durante la guerra era stato cappellano militare.
Siccome «il Comitato dei festeggiamenti [aveva raccolto] fra la popolazione una somma inferiore alla preventivata, e ciò anche pel fatto che la pubblica sottoscrizione al riguardo [era stata] svolta parallelamente a quella per la festività della protettrice e di San Vito» 3, il Comune nel 1924 fornì una serie di contributi pubblici per coprire le varie spese occorse per l’inaugurazione e la predisposizione del monumento e del Parco della Rimembranza. Dalle deliberazioni del commissario prefettizio dell’epoca, il colonnello Antonio Vaccari, sappiamo che il Comune stanziò 1500 lire per le spese «per musica, bandiere, refezione etc.» occorse per l’inaugurazione del monumento ai caduti e del Parco della Rimembranza, pagò 201 lire a Orazio Magaldi per il noleggio della sua automobile utilizzata per i trasferimenti delle autorità tra lo scalo ferroviario e il paese, e 25 lire a Giovanni Sciarrillo, che si era occupato di trasportare col suo carretto la «mortella occorsa per l’addobbo e pei festoni» 4.

Il monumento ai caduti di Buccino

Il Parco della Rimembranza di Buccino
Lo stesso giorno (8 giugno 1924) fu anche inaugurato il vicino Parco della Rimembranza.
Su invito del Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, infatti, nel marzo 1923 si era costituito a Buccino il Comitato per promuovere la costituzione del Parco, presieduto dall’assessore comunale D’Acunto e composto da Ernesto Grieco, Paolo Mastursi, Francesco Goffredi, Carlo Verderese e Italo Pesce (segretario), che aveva subito fatto richiesta al Ministero della Pubblica Istruzione per ottenere le piante, ed il 24 marzo 1923 la giunta comunale, su proposta del consigliere Carlo Bosco, aveva destinato allo scopo l’intero antico giardino del convento agostiniano – che fino all’anno precedente era stato tenuto in fitto da Francesco D’Acunto, gestore del mulino a vapore sito nei locali sottostanti agli uffici comunali 5 – impegnandosi a sostenere le spese necessarie per la costruzione del muro di cinta, della balaustra di ferro alta 40 cm su di esso poggiata e del cancello d’ingresso in ferro della larghezza di 5 metri. Il Consiglio Comunale confermò l’autorizzazione alla costruzione del Parco con le proprie deliberazioni del 29 maggio e 4 agosto 19236.
Le delibere con cui vennero autorizzati i pagamenti delle spese sostenute consentono di sapere chi condusse i lavori necessari.
Nel giardino furono piantati 119 alberi recanti una targhetta metallica con i nomi dei soldati buccinesi caduti. Il 14 aprile 1924, poiché i lavori per il Parco non erano ancora iniziati «atteso le continue premure e sollecitazioni del Ministero della Pubblica Istruzione e delle vedove e genitori dei militari morti in guerra», il Commissario prefettizio Vaccari autorizzò l’acquisto dei platani orientali necessari allo scopo, che furono forniti dalla ditta Giuseppe Malagola di Mercato San Severino per una spesa totale di 621 lire7.
Il cancello d’entrata e la ringhiera furono realizzati dal «meccanico Eduardo Magaldi» per una spesa di circa 169 lire8. I due vasi in cemento posti sui pilastri ai lati del cancello di entrata del parco furono forniti dai Fratelli Di Filippo di Salerno e trasportati da Salerno a Buccino dal carrettiere Alberto Tagliaferri per una spesa di circa 150 lire9.

La costruzione del muro di cinta, la messa in opera del cancello e dei pilastri di sostegno allo stesso, oltre che la realizzazione e l’imbiancatura del muro meridionale, furono realizzate dall’imprenditore Nicola Basile, per una spesa totale di 3279 lire10.
Il pietrisco necessario a realizzare i viali del Parco fu scavato alle coste della Rossara e del Cornito11.
Ad occuparsi dei lavori manuali per la piantagione degli alberi e per la sistemazione interna del Parco («lavori di sterro e cavamento delle 119 fosse da un metro cubo per la piantagione dei platani», «assestamento e livellamento», «spargimento e ghiaia e costruzione del viale») furono gli operai Giuseppe Roccia, Francesco Di Leo, Francesco Muccione, Trimarco Sabato, Concetta Capo, Giuseppina Candela, Immacolata Tortoriello e Caterina Ferrara, per un costo totale di oltre 855 lire12.
I pali di legno necessari furono invece tagliati dagli operai Michele Tuozzo di Pasquale e Ferdinando Basile nel bosco comunale di S. Nicola; Francesco Mangini, esercente di una segheria elettrica, si occupò di segare il legname per la «formazione dei regoli occorsi per riparare le piante» e il falegname Vincenzo Picciuolo di Giuseppe di costruire i «357 listelli di legno castagno per la formazione dei regoli occorsi per riparare le piante» e di «dipingerli ad olio di lino» per una spesa totale di 480 lire13.
In occasione dell’inaugurazione del Parco 28 orfani di guerra ottennero il distintivo d’onore dal Comandante del Distretto Militare di Campagna.

Il Monumento ai caduti di San Gregorio Magno

 

Il monumento ai caduti di San Gregorio Magno

Il monumento ai caduti eretto in piazza Municipio, di complessa fattura, è sicuramente uno dei più belli della nostra provincia.
Esso raffigura un’allegoria dell’Italia vittoriosa ed è composto da un basamento quadrangolare in pietra sul quale poggia l’ara con l’iscrizione commemorativa ai caduti gregoriani della Grande Guerra e l’elenco dei caduti delle due guerre mondiali e della Guerra di Spagna.
L’iscrizione sul basamento recita:

MAG. 1915 – NOV 1918 / ALLE ANIME GLORIFICATE / DEI GIOVANI CAMPANI / CHE / DALLE SOLITARIE BALZE DI S. GREGORIO MAGNO / ALTARI DI FRATELLANZA LABORIOSA / ANDARONO A SACRIFICARE LA FECONDA VITA SERENA / PER LA GRANDEZZA DELLA PATRIA / OFFRONO / IN TESTIMONIANZA DI DEVOZIONE / QUESTO IMPERITURO SIMBOLO DELLA VITTORIA ITALIANA / CUORI DEI CONTERRANEI / INTENTI A PERPETUARE / SUL SUOLO NATIO / E SU PLAGHE LONTANE / LA TRADIZIONE DEL SANTO LAVORO SOLIDALE / 1926

 

L’iscrizione dedicatoria di S. Gregorio Magno

La fascia superiore è composta da quattro rilievi allegorici in bronzo, scanditi agli angoli da due figure femminili e da quelle di Dante Alighieri e Giuseppe Verdi. Ulteriori raffigurazioni del sommo poeta e del musicista emiliano, insieme a quelle del conte di Cavour e di Giuseppe Mazzini, quali simboli dell’Italia unita, sono scolpiti in pietra sui quattro lati del blocco superiore, che funge da base al gruppo superiore in bronzo raffigurante una donna innalzante al cielo un rametto di ulivo, ed un soldato a torso nudo, avvolto da un panneggio, che imbraccia uno scudo e appoggia la mano sul capo di un commilitone morente.
Il monumento è tradizionalmente attribuito allo scultore salernitano Gaetano Chiaromonte. Ispiratore, promotore e anche coautore dell’opera fu però anche il gregoriano Nicolò Mele (1873-1946), sindaco di S. Gregorio Magno dal 1918 al 1922 (foto). Dai ricordi familiari tramandati da Elio Mele a proposito del nonno Nicolò, sappiamo infatti che Nicolò Mele aveva una formazione artistica, avendo compiuto i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove fu allievo di Filippo Palizzi, Domenico Morelli, Gioacchino Toma e Stanislao Lista, e proprio a Napoli strinse amicizia, tra gli altri, con Gaetano Chiaromonte.

L’ispettore Nicolò Mele

Quando la morte prematura del fratello ventunenne Alfonso (1899), lo costrinse a rientrare a San Gregorio Magno, insieme al cognato Enrico Lordi, magistrato e anch’egli di origini gregoriane, e al cugino Nicola Mele, vi fondò la Società d’Arti e Mestieri, di cui fu Presidente e principale animatore. Il suo amore per la cultura e la storia patria, che lo portò anche ad essere nominato Ispettore Onorario alle Antichità, fece si che egli mettesse insieme una preziosa collezione di antichità rinvenute a S. Gregorio Magno e poi donate al Museo Archeologico Provinciale di Salerno, dove sono ancora oggi depositate. Impegnatosi nella politica locale, Nicolò Mele pervenne alla carica di sindaco nella primavera del 1918 e tra le diverse opere pubbliche realizzate nel corso dei suoi anni di sindacato vi fu lo sterramento della strada San Gregorio Magno – Oliveto Citra e, appunto, la realizzazione del monumento ai Caduti.

Il primo bozzetto del monumento di S. Gregorio Magno

Data la sua formazione artistica, il Mele elaborò il progetto di massima dell’opera scultorea e ne plasmò in argilla il primo bozzetto e poi, perché venisse realizzato, andò a Napoli ad esporre il suo progetto all’amico Alberto Ferrer il quale trovò interessante l’idea ma, per i numerosi lavori già commissionatigli, dovette rinunciare ma suggerì al Mele di rivolgersi al Chiaromonte, il quale accettò subito l’incarico ma, dato il suo gusto neoclassico, suggerì la sostituzione del gruppo di coronamento. Quando si diede inizio ai lavori per dare forma al marmo e per la realizzazione dei calchi destinati alla fusione delle parti bronzee il Mele, che per motivi di studio si era trasferito a Napoli con la sua famiglia, poté seguire passo passo la realizzazione dell’opera. Quando, a lavoro finito, si dovette provvedere al trasporto del tutto a San Gregorio Magno, il che comportò una costosa spesa: poiché le casse comunali potevano disporre di ben poco, Nicolò Mele ottenne delle sovvenzioni dalla banca locale e da alcuni privati cittadini gregoriani che potevano consentirselo, tra cui si ricordano innanzitutto Beniamino Calabrese e Nicola Mele. Quando le porzioni del monumento furono giunte a S. Gregorio Magno, si passò al loro posizionamento e assemblaggio; a gestire questa fase non fu il Chiaromonte – la cui firma è apposta solo alla base del gruppo di coronamento, unica porzione del monumento di sua esclusiva ideazione –, che non fu mai presente ma inviò un suo capomastro per offrire l’aiuto necessario al Mele che per il lavoro si avvalse soprattutto di manodopera locale, volontaria o di poche pretese economiche. Il montaggio e la collocazione dell’opera furono completate nel 1921, ma il monumento dovette essere inaugurato nel 1926, data indicata nella iscrizione dedicatoria.

Il bozzetto della Nike

Successivamente Nicolò Mele approntò altri due bozzetti in argilla che nelle sue intenzioni dovevano essere trasformati in altrettante opere d’arte: si trattava di una Nike alata da sistemare in piazza San Vito e una grande fontana destinata ad un luogo imprecisato di S. Gregorio, del cui bozzetto purtroppo non esiste più alcuna testimonianza, neanche fotografica, poiché, essendo di argilla non cotta, fu progressivamente polverizzato dall’erosione. Nell’idea del Mele le due opere ulteriori, purtroppo mai realizzate, avrebbero dovuto dimostrare che anche una comunità costituita da popolazione ad economia prevalentemente agricola, qual era quella gregoriana, potesse detenere un patrimonio artistico di tutto rispetto.

 

 

Ringraziamo Elio Mele per le notizie e le foto inedite messe generosamente a nostra disposizione.
Le foto moderne dei monumenti sono tratte dal Catalogo Generale dei Beni Culturali: Buccino, San Gregorio Magno.

Bibliografia
Giuseppe Arduino, Scoperte archeologiche nel territorio di San Gregorio Magno. La raccolta dell’ispettore Mele nel Museo Provinciale di Salerno, in «La Voce di Buccino», a. XIV, n. 4, inverno 2008, pp. 3-4.
Idolo De Rosa, San Gregorio Magno (Sa), dalle origini ai giorni nostri, Palomonte, Grafiche Parisi, 2004, p. 164.
Ernesto Grieco, Buccino – Antica Volcei, Salerno 1959, pp. 86-87
Maria Rosaria Nappi (a cura di), La Campania e la grande guerra. I monumenti ai caduti della Provincia di Salerno, Roma, Gangemi, 2009, pp. 123, 127-129.

Note

  1. Nel 1934 fu risistemato il muro alle spalle del Monumento e fu rimessa a posto la daga romana che era stata asportata dal vento. Nel 1953 fu realizzata dalla ditta Remedi una copia del fante per il monumento del comune calabrese di Drapia (VV)
  2. Nicola Li Santi di Pasquale ottenne un pagamento di 93,35 lire per il nolo pagato alle Ferrovie per il trasporto da Taranto a Buccino delle bombarde e per il loro trasporto dallo scalo al paese (Archivio Comune di Buccino, Delibere del Commissario Prefettizio, n. 142 del 24 maggio 1924) Il fabbro Del Chierico ottenne invece un compenso di 60 lire (Delibere del Commissario Prefettizio, n. 149 del 30 maggio 1924)
  3. Delibere del Commissario Prefettizio, n. 153 del 31 maggio 1924
  4. Delibere del Commissario Prefettizio, nn. 153 del 31 maggio 1924 e nn. 161-162 del 10 giugno 1924
  5. Cfr. E. Catone, «Il fischio della macchina a vapore». Il mulino-trappeto impiantato nell’ex convento agostiniano di Buccino (1880-1929), in «Annali Storici di Principato Citra», XIV/1, 2016, pp. 124-153, qui p. 149 nota 73
  6. Delibere della Giunta Comunale, n. 2209 del 24.3.1923
  7. Delibere del Commissario Prefettizio, n. 98 del 14 aprile 1924. Ad occuparsi del trasporto delle piante dalla stazione ferroviaria al paese e del pagamento del nolo ferroviario per il loro trasporto fu Donnino De Lucia di Fortunato che ottenne perciò il pagamento di 30,90 lire (Delibere del Commissario Prefettizio, nn. 99 del 16 aprile 1924 e 108 del 19 aprile 1924). Il Commissario prefettizio autorizzò il pagamento anche di 50 lire a favore dell’Istituto “Archimede” di Roma per la realizzazione di 10 targhe in ferro smaltato per il Parco (Delibere del Commissario Prefettizio, n. 150 del 30 maggio 1924).
  8. Delibere del Commissario Prefettizio, nn. 114 del 28 aprile 1924 e 184 del 28 luglio 1924.
  9. Delibere del Commissario Prefettizio, n. 163 del 18 giugno 1924
  10. Delibere del Commissario Prefettizio, nn. 97 del 11 aprile 1924, 104 del 17 aprile 1924, 131 del 1 maggio 1924
  11. Il Comune pagò 40 lire all’operaio Gregorio Malpede per le 4 giornate di lavoro necessarie a scavare alla costa della Rossara il pietrisco (Delibere del Commissario Prefettizio, n. 151 del 30 maggio 1924) e 50 lire a Umberto Iannone per la giornata di lavoro impiegata a trasportare col suo traìno il brecciame dalle coste comunali del Cornito al Parco (Delibere del Commissario Prefettizio, n. 184 del 28 luglio 1924).
  12. Delibere del Commissario Prefettizio, nn. 106 del 17 aprile 1924, 132 del 1 maggio 1924, 159 del 10 giugno 1924.
  13. Delibere del Commissario Prefettizio, nn. 134 del 16 maggio 1924, 143 del 24 maggio 1924, 158 del 10 giugno 1924.